Risalita Val di Panico

Quando si parte per un’escursione in montagna per pianificare i tempi e le fatiche che ci serviranno il giorno dopo è buona cosa affidarsi ad una guida ma, come accade qualche volta, arrivati sul posto la situazione e le nostre capacità fisiche non sono quelle della guida. Ecco quindi che in una giornata di fine maggio ci siamo imbattuti nella risalita della Val di Panico, meta ideale la Forca delle Cervare.

Arrivati a Casali di Ussita, come suggerito dalla guida, prendiamo la strada di terra che in abbondanti 2 Km conduce alle pendici della vallata vera e propria. Dopo circa 45 minuti di salita, scopriamo alla nostra sinistra le sorgenti del Panico e dell’annesso sistema di captazione delle acque minerali. Guidati dal navigatore continuiamo la risalita; il sentiero praticamente libero, ma fino ad ora segnalato, si alterna su tratti in sterrato e prati erbosi.

Arrivati vicino al secondo way-point scorgiamo affacciati sopra di noi il comitato di benvenuto dei cani da pastore che in 2 ci stavano scrutando, credo da molto prima che ce ne accorgessimo. Proviamo ad avvicinarci ai resti del bivacco in pietra ma notiamo che i festaroli sono aumentati: sono ora quattro le lingue penzoloni dal caldo che puntano i nostri movimenti.

Ragionando poi sul da farsi notiamo, purtroppo, che la valletta che si apre sulla sinistra è invasa dalla neve; da quella saremmo dovuti salire per la cresta che, a sua volta, monta per la nostra meta. Piuttosto che ritornare indietro decidiamo di percorrere la vallata principale; navigatore alla mano per la direzione troviamo una via più ripida sul versante sinistro per non disturbare il comitato dei festeggiamenti e continuare la nostra marcia.

Il sentiero dei segni bianchi e rossi è ormai perso, la salita diventa sempre più ripida e la fatica si fa sentire. Sono passate ormai due ore di cammino e ci troviamo ad affrontare l’ultimo sforzo: la costa sinistra della valle finisce in un profondo canale ed necessario salire di circa 20 metri obbligandoci ad un arrampicata che in alcuni casi non permetteva neanche di poggiare completamente il piede, tanto era ripida, ma per fortuna non completamente invasa dall’erba secca pettinata dalle valanghe invernali.

Passato quest’ultimo tratto si arriva all’altopiano in cima alla Val di Panico. Qui si apre uno spettacolo bello e particolare, un rotondissimo monte al centro alto all’incirca 5-10 metri era contornato da altrettanti rilievi e buche, tonde anche loro; la neve ancora ricopriva quasi completamente il monticello centrale e, in grandi macchie, rivestiva buona parte della conca.

La meta finale indicata nella guida era a circa 500m, ma sopra di noi sulla cresta che si propagava dal Monte Bove sud e cingeva con un semicerchio l’alta valle innevata. Li ci siamo fermati per circa 40 minuti e fatto pranzo.

Riparti per scendere notammo un sentiero non segnalato sulle carte, che pensiamo si ricongiunga al sentiero ufficiale. Così è stato: in pochi minuti di pianeggiante cammino ci siamo ritrovati sul retta via e, un po’ dispiaciuti della meta mancata, preso la discesa.

Svalicato la piccola cresta, vediamo che la vallata laterale era ancora sciabile e vuoi con il passo dell’orso e vuoi con un sciata a spazzaneve siamo velocemente arrivati a ricongiungerci con la vallata principale. Qui purtroppo ritroviamo subito il comitato di cui sopra che non si era spostato di molto; sta volta però, un po’ costretti dal terreno e un po’ per sfida, ci siamo avvicinati quel tanto che serviva per continuare e con nostra sorpresa e soddisfazione, notammo che l’abbaiare era tanto ma altrettanto si facevano da parte.

Proseguimmo la discesa e con una breve sosta alla sorgente siamo ritornati per la stessa strada sterrata all’auto.

Esclusi i cani pastore, la passeggiata è sicuramente facile dal punto di vista del terreno e un pochino meno dal punto di vista della fatica che invece si è fatta abbastanza sentire, sicuramente per il dislivello di oltre 800 metri ed anche per il primo solleone estivo che coglie sempre un po’ impreparati. Riamane comunque una validissima ed interessante via alternativa al Monte Bove che non è più faticosa della più classica da Frontignano. Purtroppo non possiamo fornire documentazione fotografica, ma tramite navigatore satellitare, vi posso lasciare i dati salienti dell’escursione.

  • Vel. Max: 17.2 Km/h
  • Km percorsi: 12.34 Km
  • Ascesa totale: 837 mt
  • Tempo di moto: 3.48 H
  • Tempo di sosta: 2.06 H
  • Altezza max: 1818 mt.

Questioni di memoria

Lei ha detto varie volte che la questione morale oggi è al centro della questione italiana. Perché?
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. […] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.

La storica intervista di E. Scalfari del Luglio 81.

La prima volta che ho letto questa storica intervista ne rimasi molto colpito per il contenuto, la validità storica e per la censura indiretta degli attuali politici nei confronti dei temi proposti da Berlinguer.

A 25 anni dalla scomparsa, nel primo anno dell’era velinista, mi piace ricordare un grande della politica che ci ha lasciato una grande lezione, oramai un orpello inutile ai più.