Shoa moderne

Si sono concluse la scorsa settimana le tante e giuste manifestazioni legate alla giornata della memoria. Un doveroso appuntamento nel qual il ricordo del passato è vivo monito per il futuro.

Quest’anno poi uno dei temi tratti all’esposizione sulla Shoa di Milano è stata l’indifferenza, rappresentata come un terribile velo che ricoperto gli occhi e gli animi di tutti quelli che hanno vissuto gli anni della guerra.

Facendo però un veloce esame, bisogna ammettere che la nostra memoria, quella collettiva, non è stata sempre continua purtroppo, e quello che non doveva accadere mai più si è ripresentato in altre vesti ed successo nuovamente. Proprio sotto il nostro naso anzi al nostro mare, in Ex Jugoslavia dove la brutale indifferenza collettiva ha lasciato che una guerra civile facesse oltre 90.000 morti.

Così come in altre parti del mondo, non si è intervenuto e neanche adeguatamente informato sui massacri razziali e sugli scempi ecologici compiuti per estrarre il petrolio o qualsiasi altra risorsa preziosa da rivendere. Anche in questo caso i casi più eclatanti: le trivellazioni petrolifere nel delta del Niger e la guerra civile in Ruanda (un milione di morti in quattro mesi) fomentata ad arte e basata sui cognomi assegnati dai coloni belgi.

I morti della Shoa con quelli di qualsiasi altro genocidio, gridano giustizia a 360° e ricordare in questo modo solo e soltanto quei fatti è un esercizio storico sterile e maleodorante di ipocrisia. La manifestazione, per quanto giusta e doverosa, deve essere aperta e confrontata con un presente infarcito di amnesie e non ridursi ad una liturgia buona a lavare le coscienze in questi giorni per poi dimenticarsi di tutto il resto, per il resto dell’anno.

Si commemora un passato in bianco e nero ed allo stesso tempo si dimentica un presente a tinte rosso sangue dove l’opulento nord del mondo schiaccia il sud sotto il suo macroscopico peso riducendolo alla fame, in un campo di concentramento globalizzato.