Cina ViCina

Scrivendo i post di questo blog, mi impegno, con risultati alterni, ad informare, esprimere un concetto che sia almeno interessante, che sia spunto per una riflessione più profonda. Questa volta inizio, al contrario con una lezioncina spicciola di educazione civica.

Generalizzando al massimo, potremmo dire che la libertà di espressione e quindi quella di critica con, insieme la divisione netta dei poteri esecutivi, giudiziario e legislativo rappresentano alcune tra le più evidenti differenze tra una dittatura e uno stato di diritto, quello che dovrebbe essere l’Italia.

Detto questo è interessante leggere le poche righe del comma 1 dell’art. 50-bis votato a mangioranza al Senato dagli uomini del Capo del gabinetto:

1. Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell’Interno, in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l’interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.

In sostanza, anche se sotto comunicazione del potere giudiziario, il potere esecutivo può disporre anche del potere giudiziario ed intervenire, in modo concreto e definitivo, sulla libertà di espressione perché criticare e definire inutile una norma sarà probabilmente equiparata alla disobbedienza ergo “filtrato”. Per fortuna in rete è praticamente impossibile filtrare e/o rendere irraggiungibile un determinato contenuto, in special modo se estero. Inoltre dal punto di vista mediatico, censurare è anche un po’ attirare l’attenzione verso il materiale censurato.

Sebbene inutile, questa legge è un indiscutibile indicatore dello stato di diritto a cui l’Italia sta andando incontro.

Penso che l’anno prossimo ritorni di moda quel cappello marocchinio…