Riporto un interessantissimo articolo apparso sulla rivista “Altro Mondo” nel mese di Novembre 2005. Ringrazio per la segnalazione il nostro amico Libero Otto, troppo timido per postare direttamente il pezzo, e per la concessione Antonio Grassi Editore, che pubblica la rivista e che ne ha favorito la diffusione g-locale:
Una rara immagine del crocifisso di S. Galantino poco prima dell’approdo sulla baia delle “due sorelle“. Oggi questo oggetto è conservato gelosamente da padre Mario Antonelli (affettuosamente chiamato “don Geppo” dai suoi parrocchiani) nella chiesa parrocchiale di Santa Barbara. La statua, risalente ai primi anni novanta, è di ottima fattura sia per le alte proprietà plastiche che per la qualità del materiale utilizzato, inoltre altrettanto straordinaria è la sua storia.
Durante la guerra del Golfo (ci ha narrato il cappellano militare don Eugenio Frelinni) il volto di S. Galantino comparve dapprima filigranato e poi stampato sulle banconote dei militari del contingente italiano. La scoperta di un simile miracolo avvenne nel momento in cui il soldato Filippo Barsedani, coricato sulla sua branda, si accingeva a spegnere la candela appoggiata sulla piccola cassettiera posta al lato del suo letto. Dapprima lo stupore si propagò tra i commilitoni e successivamente si volle mettere a conoscenza il comandante del campo che, accertatosi personalmente della singolarità dell’evento, decise di verificare con maggiore scrupolosità l’accaduto. Pertanto furono comunicati i fatti agli ambienti ecclesiastici romani che, prontamente, inviarono una delegazione sul posto. Dopo aver a lungo dibattuto il consiglio della Santa Sede appurò la veridicità dell’evento e nel giro di breve tempo venne proclamato il primo miracolo tipografico.
A memoria di questo evento il plotone intero volle commissionare ad un abile artigiano un crocifisso avente la fisionomia del volto apparso sulle banconote. Terminata l’opera si decise di affidarla al mare. Nonostante fosse stato gettato al largo dell’isola di Socora il glorioso manufatto approdò il 14 Maggio 1998 sulle coste marchigiane. L’eccezionalità dell’evento (il crocifisso non si avvicinò mai ad altre coste) contribuì maggiormente a diffondere tra le genti questa storia aumentando così anche quel suo potere soprannaturale. Solo più tardi si scoperse che la statua altro non era che un dispositivo che aveva l’obiettivo di monitorare il tragitto che l’intero equipaggio doveva compiere per ritornare in patria.
Eravamo devoti a lui. Comunque una prece.