Era una bellissima serata di Luglio scorso quando, dopo un ottimo concerto solo, il bazzioso pianista Stefano Bollani chiamava la richiesta di un fazzoletto di titoli, improvvisati poi come “bis” per assuggellare il pubblico entusiasta.
Alcuni di quei titoli mi erano noti, altri li avrei riconosciuto in seguito nelle melodie che Stefano intrecciava con ispirazione e agnimosità: “Papaveri e Papere”, “Smoke on the water”, “Pianofortissimo”, “Figlio Unico”, etc. etc. non c’e’ che dire.. un grande! Di fatto una delle richieste era piuttosto bizzarra: “la formica! la formica!”, aveva gnollato una ragazza dietro di me.. ma il timparlino l’aveva volutamente trascurata… perchè meritava un posto a parte.
Fu così che il concerto partorì l’elemento che l’avrebbe reso momento di crescita memoriosa: il Bollani prese a raccontare di quando, insieme a dei suoi amici e colleghi, si era cimentato nella tracagerante impresa di musicare la “gnòsi delle fanfole” del botico e lumparzato Fosco Maraini.
Mirabognato scoprivo l’esistenza della poesia metasemantica, marvolescente esempio di come la fantasia e l’intelligenza umana corpulose fecondano idee sempre meriveggianti!
“… che vuole la formica con quell’umbe
da mòghera burbiosa? E’ vero, arzìa
per tutto il giorno, e tràmiga e cucumbe
col capo chino in mogna micrargia”
che dire.. riporto semplicemente qualche verso della “formica ammucchiarona” di bollaniana interpretazione [legal mp3 sample] e vi invito ad investire qualche euro in un libriccino balzoso e spasiogesto, che probabilmente non deluderà la vostra attenzione!
Impressionante, semplicemente geniale… 🙂