Le Mimose a chi?

Mimosa

Ai corpi carbonizzati delle operaie di Chittagong, tragico connubio con le loro omologhe newyorchesi di cent’anni fa? O alla ragazzina violentata due volte, dal patrigno e dalla Cassazione? Forse alle immigrate in fuga dai loro cari più deboli per badare ai nostri e procurare a chi è rimasto a casa un’agiatezza erosa in partenza dalla speculazione, dal liberismo selvaggio e dall’agonia di ogni ammortizzazione sociale? Magari alle prostitute? Sempre più giovani e immesse, per la maggior parte con la forza o con l’inganno, in un mercato sempre più famelico mentre sempre più rarefatto, quando non direttamente repressivo, è il sistema che sovrintende alla cittadinanza e alla libera circolazione? O a quelle donne che, di fronte alla difficoltà a diventar madri, si vedono negata la speranza di una soluzione negoziata e negoziabile? Oppure a coloro che per interrompere una gravidanza devono aggiungere a quel dolore anche quello della condanna morale rozzamente e continuamente esplicitata da questo stato e da quell’altro i rapporti con il quale sono regolati da un concordato che è diventato carta straccia? Alle giovani in cerca di lavoro, penalizzate da un mercato selettivo/maschilista? Alle disoccupate di ritorno espulse dalle occupazioni che “fanno pensione” e mortificate da un rinnovo di dipendenza, quando non d’indigenza? Oppure a tutte coloro che ovunque nel mondo, da quando il mondo è mondo, vicariato l’assenza di ogni protezione pubblica e istituzionale con la propria tenace pazienza e dedizione? Alle donne irachene? Alle palestinesi? Alle afgane? A Giuliana Sgrena e Rosa Calidari nel primo compleanno del loro calvario?

Insomma buon 8 marzo a chi?

Lettera di Giuliana Maria Ciarpaglini di “Leggere Donna” e del Centro documentazione donna di Ferrara tratta da Il Manifesto 8-3-06

Lo spettacolo con la strage dentro

9-11 in plane site è il video che tenta di dimostrare come l’attentato non sia stato un evento organizzato da quattro personaggi che giorni prima erano andati a scuola di pilotaggio, ne tanto meno da un’organizzazione venuta da lontano.
Il documentario inizia da subito con l’attacco al Pentagono. Le prime foto dell’edificio, colpito fortunatamente nella zona in ristrutturazione, danno l’impressione che qualcosa di diverso è esploso al suo interno. Il fantomatico aereo non ha lasciato rottami all’esterno e secondo le teorie esposte nientemeno che dalla società di Ingegneria Americana, sarebbe potuto entrare da un foro di 5-8 metri senza nemmeno rompere i vetri dei piani superiori che, ricordo, non sono crollati subito ma in un secondo momento.

L’esame dei video pongono dei seri dubbi su cosa si accaduto anche a Manhattan. Intanto l’impatto degli aerei: le immagini segnalano che quando gli arei colpiscono gli edifici c’è uno strano flash, una sorta di esplosione neanche tanto piccola da essere vista in una ripresa televisiva. Continua a leggere